Dio e la Relazione

Grazia Baroni

Nata a Torino nel 1951, dopo il diploma di liceo artistico e l’abilitazione all’insegnamento, si è laureata in architettura e ha insegnato disegno e storia dell’arte nella scuola superiore durante la sua più che trentennale carriera. Ha partecipato alla fondazione della Associazione Centro Ricerche di Sviluppo del Territorio (CRST) ed è socia fondatrice della società Cooperativa Ce.L.I.T. Centro Lavoro Integrato sul Territorio, con la quale ha svolto progetti e ricerche nell’ambito della formazione e dello sviluppo della persona, soprattutto dei giovani. 
E’ socia e collaboratrice attiva del Centro Culturale   Nova Cana a Santa Margherita di Staffora nell’Oltrepò Pavese; collabora con la  Fondazione Nova Cana nel  gruppo sulla Bottega della Mistica, un luogo in cui sperimentare attivamente il senso della mistica nella quotidianità e in cui ogni persona può prendersi sul serio, confrontare la propria esperienza e vivere la dimensione del maestro dell’allievo senza paura del giudizio.

“Riflettere sulla mistica vuol dire riflettere anche su quella qualità umana che ti fa sperimentare la tua unicità aperta al mondo, a tutto ciò che è intorno a te, portandoti di conseguenza a riflettere sulla relazione nel suo senso più ampio.

La relazione, così come parte da noi, è certamente una condizione di riconoscimento dell’altro abituale per l’essere umano, tanto naturale da viverla spesse volte con superficialità fino all’indifferenza. Eppure, è talmente connaturata all’umanità che è quella esperienza che ha spinto gli individui della nostra specie a riconoscerla necessaria, tanto da costruire regole per renderla oggettivamente uno spazio comune, in cui, se si vuole, si possa costruire qualcosa di più specifico e finalizzato per alcuni o per tutti.

La relazione, di fatto, è qualcosa di complesso e difficile da concretizzare in modo soddisfacente o almeno poco problematico. Poiché noi siamo esseri umani la relazione implica la dimensione fisica e quindi non può rimanere casuale o superficiale ma richiede un approccio complesso e duraturo che soddisfi le diverse sfaccettature della nostra esperienza vitale. 

Spesso il desiderio di sperimentare la relazione induce ad accelerare l’approccio così da spaventare l’altro, che si sente invaso e si allontana difendendosi, chiudendosi in una posizione senza sbocco di approfondimento, oppure diventando diffidente. Si interpongono così nell’incontro pregiudizi e modelli interpretativi. 

Quest’accumulo di preconcetti e pregiudizi che si può formare nel tempo, determina la necessità di costruire strumenti per una vera comunicazione. Di conseguenza spinge alla ricerca dei diversi linguaggi necessari a definire l’intenzionalità, i motivi che ci spingono alla relazione, che definiscano quello spazio condiviso a cui si tende per accomunare i soggetti di quell’esperienza.

Perciò, la relazione è quel modo di riconoscere l’altro che prevede la realizzazione in uno spazio comune definito e qualificato da ciò che si riconosce come valore perché è il senso della vita per sé e per tutti.  Questo di più che percepiamo di noi è la dimensione mistica, è l’essenza della realtà umana, ma per abitudine l’abbiamo oggettivizzata, attribuendola a qualcosa o qualcuno fuori di noi.

Però questo “di più” della nostra umanità richiede di definire un riferimento unico, un punto che accomuni i soggetti della relazione dalle origini fino alla totalità dello spazio–tempo o anche solo come una prospettiva più o meno prossima. 

Per questa ragione l’esplicitazione di ciò che ciascuno di noi concepisce come Dio è necessaria perché la relazione si possa trasformare in una comunicazione tra persone o, per lo meno, in un progetto di una possibile realizzazione di una nuova realtà da poter condividere con tutti coloro che lo vogliano. 

Adesso possiamo riconoscere che abbiamo raggiunto una consapevolezza tale da poter vivere la relazione, creando un mondo che renda possibile a tutti una comunicazione continua su ciò che profondamente desideriamo, sia come singoli che come umanità. Possiamo così cominciare veramente a progettare un mondo in cui vivere la felicità sulla terra.”

Torino,   29 marzo  2021